Per esprimere le relazioni che avvengono nello stesso tempo in modo esplicito, la lingua italiana fa uso di due importanti congiunzioni: la più diffusa è certamente quando, seguita subito da mentre.
Quest’ultima, forse anche per la sua versatilità – che vedremo fra poco – suscita sempre diverse questioni sulle sue possibilità di utilizzo. Resta in ogni caso una delle parole più comuni del linguaggio corrente ed è importante, per questa ragione, comprenderne bene l’origine ed il significato.
L’etimologia di mentre va ricercata nell’espressione latina dum interim, la cui pronuncia antica è andata fondendo i due termini (pensiamo alle antiche forme domentre o dummentre). Dum è un elemento invariabile che in latino identificava il contesto temporale del discorso. Interim, a sua volta, è composto da inter, che letteralmente significa “in mezzo”, e im, col significato di “quello”.
Mentre, dunque, si potrebbe leggere come la forma abbreviata dell’espressione “in quel mezzo” a cui viene aggiunto uno spiccato senso temporale che la caratterizza rispetto a termini simili. La stessa origine etimologica, infatti, si trova per la parola dentro, evoluta dall’espressione ad interim. In questo caso, però la preposizione ad indica fortemente il contesto spaziale e crea un’importante distinzione fra le parole mentre e dentro.
La sequenza era anticamente espressa con l’uso di che, creando la forma mentre che in uso ancora oggi, anche se con sempre minore frequenza. Attualmente, questa forma è perfettamente lecita ed accettata dalla lingua italiana, ma viene percepita come una variante letteraria o tipica di usi regionali. Si preferisce allora nella lingua corrente la forma semplice di mentre, rispetto a mentre che, poiché appare meno antico e popolare.
Le sfumature di significato di mentre possono essere diverse. La sua origine, come si è visto, è quella di esprimere il concetto di contemporaneità di una relazione (es. Non devi distrarti mentre studi), ma può assumere altre accezioni. La contemporaneità può infatti venire espressa anche nella forma di una durata ben precisa, col senso di ‘per tutto il tempo in cui’ sostituendo la congiunzione finchè. Si tratta di un uso sempre meno frequente ma ancora attivo (es. Mentre io sarò qui non potrai parlare: col significato di “per tutto il tempo in cui sarò presente tu non potrai parlare”).
L’altra importante accezione di mentre è data dall’uso avversativo, dove può sostituire o rafforzare invece. Questa forma d’uso è prettamente moderna (es. Tutti lo accusano, mentre lui ha ragione) e non ha riscontro nell’italiano antico che preferiva invece espressioni come laddove.
Un ultimo uso di questa congiunzione è di origine più antica (le prime attestazioni si trovano già nel XIV secolo) ed è di tipo sostantivale. Significa che il suo ruolo passa dall’essere uno strumento funzionale del discorso a quello di esprimere un’entità a sé stante nel discorso stesso. Un esempio è: “Lo spettacolo era terminato e il pubblico applaudiva. In quel mentre, dietro le quinte, tutti stavano zitti”. Il senso qui è che ‘nello stesso tempo’ in cui il pubblico applaude, dietro le quinte tutti tacciono.
Il suo uso è ancora una volta percepito come molto informale, ma anticamente ha avuto un’accezione letteraria molto spiccata, offrendo un modo meravigliosamente aggraziato di descrivere un lasso di tempo in cui avviene una relazione contemporanea fra due cose.